sabato 27 gennaio 2007

La ballata di Gnropl

Una canzone dedicata a quel grand'uomo che è Gnropl:
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All'angolo di un ovale/
un figuro vestito barbone/
un uomo furbo come una lepre/
che viveva di lampione/
lo chiamavano Gnropl/
e Gnropl era il suo nome./
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RIT.: Mamma mamma guarda là/
hanno ammazzato Zio Paperone/
aveva un freddo antropomorfo/
si è usato al posto del carbone/
lo chiamavano Sardanapàlo/
ma non era il suo nome./
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Quando anche i pastori piangono/
pollame e pezzi di cartone/
dietro di loro c'è un piromane/
che li stuzzica col bastone/
lo chiamavano Gnropl/
e Gnropl era il suo nome./
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RIT.: Mamma mamma guarda là/
hanno ammazzato Zio Paperone/
aveva un freddo antropomorfo/
si è usato al posto del carbone/
lo chiamavano Papà Castoro/
ma non era il suo nome./
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Se un gatto cade in Normandia/
c'è un terremoto a Singapore/
se io dico Mago Merlino/
un uomo caga in un bidone/
lo chiamavano Gnropl/
e Gnropl era il suo nome./
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RIT.: Mamma mamma guarda là/
hanno ammazzato Zio Paperone/
aveva un freddo antropomorfo/
si è usato al posto del carbone/
lo chiamavano a pedate/
ma non era il suo nome./

domenica 31 dicembre 2006

Tra Petrioli, cetrioli e mucca pazza

La mia seconda storia prettamente no sense- eccola qua tadah'
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Questa è una storia che si tramanda da generazioni tra le tribù barboniche delle terre di Barbonia, sotto l'aula di fisica.

Si narra che visse in tempi remoti un uomo che vantava 58 carie su di un solo dente. Dava spettacolo e guadagnava bene, quando un giorno si mangiò un piede e cadde in rovina. Questo per dare un' idea della fugacità della fama e delle incursioni di beduini in terra paludosa, non si ripresero mai del tutto.

Era un uomo buono, viveva di lavoro minorile nelle campagne di San Biagio a Petriolo. Era un uomo buono, se gli chiedevi l'ora lui ti dava un pugno in un occhio, ma ti chiedeva scusa. Era un uomo buono, e pure modesto: non voleva darlo a vedere, e lo nascondeva sotto un velo di bestemmie in serbo-croato. Aveva una grande famiglia: un marito, tre mogli, una media di 5,3 figli e un tamagochi. Un mandrillo per l'esattezza, lo aveva fatto confezionare dal suo sarto di fiducia, pagandolo ben due calci negli zebedei e lo scalpo di Super Mario 64. Era un uomo colto e zoticone, uno zappatore a tradimento che al lavoro nella barriera corallina cantava questa canzone:


Avevo un uovo di nome Steve/

era nato lunedì/

indossava le bretelle/

figlio di una mucca ma senza sorelle/

in una padella si addormentò/

con le salsicce si svegliò/



L'uovo Steve senza gambe/

dove si mette le mutande/

L'uovo Steve senza gambe/

si è svegliato con le salsicce./



Scandiva il tempo col ritmico fuoriuscire di vibrazioni dal suo deretano, e ciò causava una profonda ammirazione nei paguri bernardi che albergavano nelle sue cavità, sfamati dall'amichevole verme solitario di nome Pasquale. Era un uomo trespolo e tattile, e nei migliori anni della nostra vita vagava per le piazze del mondo a fare gli sgambetti ai piccioni per poi fuggire in preda al terrore. Era un inguaribile critico di formicaleoni, e soleva truffare le vecchiette vendendo coglioni di mulo per 10 euro al chilo, ma tagliati con bitume e mucca pazza.


Sir Gesvard De L'Ombrico Ombrello Al Sole E' Inutile, un masticabrodo.

 

Matracropl e le meraviglie del futuro!

Questa è la mia prima storiellina veramente priva di senso, concepita originariamente come un compito di comunicazione:
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C'è da dire innanzitutto che gli esseri umani necessitano di cibo. Perchè senza cibo l'essere umano, in media, muore. Beh, ricordatevelo, perchè se morite perchè vi dimenticate di mangiare non sarete ricordati per il vostro acume.

Detto questo, inizia la storia.
Era notte, e statisticamente io di notte dormo. Il tutto si preannunciava come una comune e tranquilla dormita, avevo bevuto tre litri di coca cola prima di coricarmi, come consueto, poichè la caffeina mi favorisce il sonno, causandomi inizialmente agitazione esagerata simil-indemoniata, al termine della quale dormo come un sasso che sprofonda nel bromuro, in preda ai miei bellissimi incubi e scosso da amorevoli convulsioni. Come detto sembrava tutto normale e tranquillo, e infatti così fu.
La notte dopo dormii di nuovo, ma stavolta andò diversamente. Ero stranamente calmo, dissi le mie preghierine senza riportare ustioni di terzo grado e mi assopii come un bambino vero. La cosa si faceva molto strana... inquietante. Sognai, fu una cosa orribile: lo scenario era incomprensibile, ma si distingueva chiaramente di sottofondo De' Andrè che suonava la guerra di Piero con le note tutte sbagliate.
"No, no, così non va!" Gridai, e mi nascosi dietro un cespuglio di Lapponi, a ridere da solo in un angolino.
C'era L'Orso Yoghi con una cimosa canterina che ballava la danza del ventre sui carboni ardenti, e suo marito il Ranger con una cimosa mannara che lo costringeva a rotolarsi felice nello sterco di dinosauro. Le cimose, come ovvio, erano parenti. La cimosa canterina era fratella dello zio del nonno del cane della cimosa mannara.

NO!!! IO SONO TUA MADRE!!!
TU SEI MIO FRATELLO!!!
NO!!! TU SEI MIO PANDURO!!!
IO SONO MIO PADRE!!!

Le cimose avevano alcuni problemi in famiglia. Ne approfittò un clan di maledetti insettivori albroricoli, che cercarono di uccidere l'orso pic-nikko con armi futuristiche, per rubargli le batterie e mangiarne le uova. Seguirono cervella, poltiglia e marsh-mallow alla banana che personalmente mi fanno schifo, quindi mi svegliai per il terrore. Ero in preda al panico, e corsi scoordinatamente fuori di casa seguendo le vocine dentro la mia testa. I saggi consigli dello sceriffo Winkle mi condussero fino alla casa degli uomini della farina, che vivono nelle nuvole! E fanno il pane per il Mulino Bianco che li maltratta e non gli concede l'assicurazione furto-incendio anche se bruciano i grassi in eccesso e non tirano lo sciacquone. La loro storia mi colpì molto, in fronte, a 300 metri al secondo. Mi ritrovai in uno stretto armadio canforoso camorroso, l'odore era orribile e fui costretto a respirare i miei stessi polmoni, quindi esplosi. Mi svegliai, ero di nuovo nel mio letto, in un lago di sangue. Mi svegliai di nuovo, perchè mi pareva di non aver ucciso nessuno e di non essere io stesso morto, e così rimasi per sicurezza.

Sir Gesvard De L'Ombrico Ombrello Al Sole E' Inutile, un raccontafiaccole.

domenica 3 dicembre 2006

La saga del Podocchio

La mia prima storia vera e propria, strutturata a puntate e mai
terminata...

dehehe-

Chapter 1!! Waaaaaa-

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...[cit.]


Agli albori dell'Universo, su di un lontano pianeta sconosciuto, c'era una pozzanghera. Ed in quella pozzanghera ribolliva un troiaio fumante, che si da il caso fosse una ribollita primordiale che avrebbe dato vita a tutte le bestiacce che nei milioni di anni a venire si sarebbero insediate nelle lande di tale luogo. E tra quelle bestiacce se ne distinse una, ed è di quella che voglio narrare: il Podocchio. Un animale il cui aspetto sarebbe potuto apparire grottesco ad una prima impressione, quasi sgradevole, ma sotto sotto era carino, ed aveva uno sguardo profondo come un buco per terra. Inizialmente ebbe una vita tutt'altro che facile, i predatori erano molti e non disponeva di nessuna difesa naturale, tranne la sua abilità nel mugugnare di fronte al pericolo, appallottolarsi e cadere in un burrone. Tecnica difensiva dall'utilità tuttora sconosciuta, che risultava rischiosa e molto spesso fatale. Inoltre il suo cervello non era ancora abbastanza sviluppato da generare un istinto alla socializzazione all'interno della specie, il che ne causò quasi l'estinzione perchè frequentemente, se due podocchi si incontravano, finivano con l'appallotolarsi e morire in un burrone. Una grande svolta si ebbe quando alcuni podocchi, stranamente evoluti prima di altri, formarono un primissimo, arcaico, clan. E da qui, col passare del tempo, si hanno le prime apparizioni dell'intelligenza e la fondazione dei primi villaggi podòcchioli. A questo punto inizia la vera nostra storia...



Siamo in un villaggio medio podocchiolo, situato in una grandissima prateria in mezzo ad un lussureggiante deserto di sassi. Gli abitanti non sono molti, e vivono tutti in armonia in umili capanne di pelle di lontra (l'equivalente delle mucche terrestri su Pretzel, il nome dato alla loro terra dai podocchi). I podocchi di rilievo qui sono il capo del villaggio, tal Sachertortolo, e il vecchio sciamano, Uthanapocchiolo.

Sacher stava per parlare alla popolazione, dall'alto del suo sgabello cerimoniale:

"Podocchi tutti, la sventura si abbatte sul nostro villaggio! Le piogge sono scarse, e la selvaggina diminuisce ogni giorno! Sono oramai due lune che andiamo avanti mangiando i nostri fratelli della famiglia Marzapocchiolo, eroicamente sacrificatisi per il bene comune"-

Detto questo, si udì un colpo, come di mazza sul bagnato, proveniente da una capanna vicina; e da lì poco dopo uscì il vecchio Uthanapocchiolo, ingobbito e zoppicante come sempre, con una grossa ciotola su di un carretto, contenente massicci pezzi di carne che distribuì tra la folla esultante. Quindi il capo continuò, con voce un po' più alta per sovrastare il brusìo:

"Bene, ora saziatevi finchè potete, perchè temo che questo possa essere il vostro ultimo pasto, se non troviamo rimedio alla carestia che ci attanaglia... ho quindi deciso, che verrà presto organizzata una spedizione con i nostri migliori cacciatori, per cercare nuovo cibo nel mondo esterno, oltre i confini delle lande erbose!"

Di colpo ci fu silenzio. Un podocchiolino si mise a piangere.

Si sentì qualcuno bisbigliare, fino a che un vecchio non inveì gridando contro il capo:

"Tu sei un mentecatto! Non puoi cercare cibo dove non solo non ce ne sarà per noi, ma i nostri giovani ne diventeranno! Là ci sono le creature della Grande Pozza!"


Esisteva infatti tra i podocchi una leggenda antichissima, tramandata a voce di generazione in generazione da tempo immemorabile, riguardante la zona della Pozza Primordiale, che tanto stranamente quanto inspiegabilmente era rimasta impressa nell'immaginario collettivo podocchiolo. In questa zona dimorerebbero mostruose creature primitive scampate all'evoluzione, che però non possono addentrarsi nella zona della prateria perchè sacra.

Fine del primo capitolo.


Chapter 2!! Waaaaaa-

La storia continua.
Dopo la reazione del popolo alla notizia della spedizione, si ebbe comunque un qualche risultato: ci fu cibo per un'altra luna e meno bocche da sfamare. Sachertortolo approfittò della momentanea quiete per pensare con calma sul da farsi, ed organizzò una riunione tra i membri di spicco della comunità.
"Fratelli, la situazione è critica- iniziò il capo- abbiamo temporeggiato fin troppo, e questa attesa ci condurrà all'estinzione. Dobbiamo decidere, e in fretta! Come ho già detto, si rende necessario allestire una spedizione per cercare cibo nelle terre inesplorate al di fuori del nostro territorio."
A questo, un podocchio visibilmente intimorito e tremante prese la parola:
"M-ma signore, conosce la storia, la gente dice, la gente mormora... dicono che andremo incontro alla morte... l-le creature..."
"Taci, non crederai a quelle stupidaggini? Nè io nè nessuno ha mai visto quelle cose, e non sarà uno sciocco vecchio a farmi cambiare idea. E comunque, subiremo molte più perdite a stare così ad attendere la nostra inesorabile fine!"
"Sì! Sìì! Viva il re! Viva, viva!" Si sentì gridare così una vocina acuta e roca tra la folla: era il vecchio Uthanapocchiolo che zoppicava avanti e indietro, con fare confuso, e sbucava ogni tanto da dietro le spalle di un membro del consiglio, guardando il capo con gli occhioni spalancati, per poi riprendere il suo viandare sconclusionato. Non sembrava seguire molto quello che stava succedendo.
"Si...si, grazie, grazie Uthanapocchiolo" Disse il capo, un po' in imbarazzo per quell'intervento inaspettato; provava oramai compassione per quell'esserino decrepito, sempre stato un suo accesissimo sostenitore, ma che ora iniziava a perdere colpi. Aveva avuto il ruolo di sciamano già in tarda età, all'epoca era ritenuto quasi un saggio, o comunque un acculturato, ma il suo cervello stava già invecchiando. Sacher lo aveva mantenuto in carica soprattutto per la fedeltà, e la dedizione al lavoro: egli seguiva ciecamente ogni ordine datogli, ma ormai stava quasi diventando un peso...
Senza rendersene conto, il capo era rimasto imbambolato a fissare Uthana, che dopo il lungo peregrinare si era piegato a guardare qualcosa per terra. Intanto tutti osservavano lui che, svegliatosi di colpo con uno scossone, continuò:
"Ah...si, già: come dicevo, è da stolti lasciarsi al proprio destino, la vita deve continuare e..."
Qualcuno lo interruppe:
"Basta!! Non ne posso più di sottostare ai folli ordini di un sovrano mentecatto! Fratelli, dobbiamo ribellarci! Alle armi, alle armi, ci sfameremo con il sangue della tirannia!!" Così gridò un podocchio che si era alzato in piedi e indicava minaccioso Sachertortolo.
Questi subito fece un cenno a due podocchi di guardia alla porta, che presero l'agitatore e lo trascinarono fuori. Si udì un gridolino, seguito da colpi secchi. Nessun altro osò dire nulla fino alla fine della riunione. La proposta della spedizione passò ai voti, e ne uscì vincitrice con il cento per cento.
Adesso, bisognava organizzarla: vennero scelti i migliori cacciatori di lontre, ed il capo volle aggiungerci, seppur a malincuore, Uthanapocchiolo, il quale accettò l'incarico tutto felice. L'intento era toglierselo dai piedi senza farglielo capire, e chiese al comandante della brigata di fargli credere che comandasse lui, per dargli un po' di soddisfazione.

Fine del secondo capitolo.


Chapter 3!! Waaaaaa-

Avevamo lasciato i nostri podocchi ormai decisi sul da farsi, e pronti alla spedizione tra l'avversità del popolo. Siamo nella capanna dei cacciatori, tra il gruppo c'è un certo fermento, l'aria è tesa. C'è un certo brusìo di sottofondo, interrotto improvvisamente dall'entrata di Sachertortolo seguito dal comandante. L'unico che sembra non rendersene conto è Uthanapocchiolo, che sta in disparte, seduto per terra canticchiando tra sè e sè una canzoncina popolare, lo sguardo vuoto. Senza curarsene, Sachertortolo richiama l'attenzione schiarendosi la voce, ed inizia a parlare con solennità.
"Prodi guerrieri del nostro villaggio, siete stati scelti tra molti per prendere parte alla più grande impresa compiuta da mano podocchiola. Come ben sapete, avete l'incarico di portare avanti una spedizione oltre i confini del mondo conosciuto, per contrastare la carestia che ci distrugge. Forse avrete sentito le voci che girano tra il popolo, dicono che ci sono creature, che morirete tutti"
fu interrotto da un mormorio generale, messo a tacere da uno "Shhh" del comandante.
"Ma voi non dategli ascolto! Coloro che lo hanno detto sono dissidenti, malvagi che vogliono la nostra rovina! Io vi dico, impavidi, che la sola cosa che troverete laggiù sarà onore, gloria e la gratitudine dei vostri fratelli! Quindi avanti, vincete la stoltezza e dimostrate di essere veri podocchi!"
Finito il discorso di incoraggiamento, il gruppo sembrava incoraggiato, ma l'unico esulto si ebbe da Uthanapocchiolo, che emise una specie di "Eeeh...!" gracchiante.
La mattina dopo, i cacciatori si ritrovarono alla porta settentrionale del villaggio, pronti per partire, armati di lance rudimentali e sassi, equipaggiati con reti acchiappa lontre.
Uthanapocchiolo, che pensava di essere al comando, si mise in testa alla colonna, tutto impettito, e gridò:
"Ora si va e poi perchè sono il capo io, e io dico che si va di là!" indicando la porta della capanna da dove erano usciti.
Il gruppo seguì il vero comandante, ed Uthana fece lo stesso, senza rendersene conto, voltandosi ogni tanto con fare accigliato per scrutare il plotone. Era eccitatissimo, felice come non mai. Si sentiva importante, e ciò gli dava alla testa. Quella sera, la compagnia non era ancora uscita dalla radura, e si accampò per la notte. Il vecchio non chiuse occhio, restò tutto il tempo in uno spiazzo poco distante a fare finta di dare ordini, indicando in giro. Risultato che il giorno dopo, con sollievo delle truppe, non si reggeva in piedi e si addormentò come un sasso quando ricominciarono la marcia, quindi se lo portarono dietro trascinandolo su di un carretto.
Nel pomeriggio giunsero al limitare della radura, uno spettacolo impressionante: l'erba finiva ad un confine nettissimo, dove iniziava un deserto roccioso che si affacciava subito su un crepaccio. In lontananza si intravedeva un orizzonte frastagliato pieno di colonne di fumo scuro. La brigata scese lungo un sentiero percorribile, e si ritrovò in una specie di spazio delimitato da pareti alte di roccia, tipo canyon. Andarono avanti a lungo, ma non se ne vedeva l'uscita, in quanto il percorso era pieno di curve. Camminavano da molto, quando sentirono dei forti rumori provenire da più avanti... forti rumori di passi, passi enormi. Al che Uthana si svegliò di colpo, ma rimase nascosto nel carretto, impaurito e tremante. I cacciatori erano terrorizzati, ma seguirono avanti il comandante, fino ad affacciarsi allo sbocco del corridoio... là rimasero pietrificati.
Dinanzi a loro si stagliava la figura di una creatura enorme, terrificante, di cui possiamo dare però una rappresentazione grafica:



L'essere stava camminando e non sembrava badare a loro, fino a che Uthanapocchiolo lo vide e cacciò un urlo fortissimo. Quindi questo si voltò e li vide. Inquadratili bene, spalancò le fauci ed emise un suono orribile, una specie di grido acutissimo e stridente, quindi si lanciò verso di loro...

Fine del terzo capitolo.

Fine- per ora, magari.




sabato 2 dicembre 2006

SGRAPPOLOSO!!!!

Spettagoloso ho fatto un blog mio! Ora ci metto tutte le cretinate che
mi vengono in mente, finchè morte non mi separi.
La mia mente malata partorisce abomini di natura orripilante
che posterò qui se li ritengo qualcosa di ortaggionale o vagamente artistico.
"Preparatevi a passare dei guai"
"Dei guai molto grossi"
"Molto"
"Team Rocket pronto a partire alla velocità della luce!! WOOOOOOM"
E morirono schiantandosi contro un muro di spazzatura incandescente.
"Cosa c'è dopo la velocità del suono?"
"La velocità della luce"
"E dopo la velocità della luce?"
"La velocità del peso"
Diventano enormi e precipitano in se stessi.
Segue un'implosione che distrugge la grammatica e la costituzione italiana.